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[QUOTE=CiaoSilvia,16/11/2010, 20:46]
<i>Saviano: "rapporti tra 'ndrangheta e Lega"</i>
<b>Il ministro dell'Interno furioso per il monologo dello scrittore, che ha parlato di rapporti tra la 'ndrangheta e la Lega al nord: "Vediamo se ha il coraggio di ripeterlo guardandomi negli occhi". Risponde l'Idv : "Intollerabile intimidazione a chi vive sotto scorta"</b>
ROMA - Come ministro e ancora di più come leghista mi sento offeso e indignato dalle parole infamanti di Roberto Saviano, animate da un evidente pregiudizio contro la Lega". Lo ha detto il ministro dell'Interno, Roberto Maroni, commentando le critiche alla Lega nel monologo dello scrittore ieri sera nel programma Vieni via con me. "Ho chiesto al Cda della Rai il diritto di replica", ha aggiunto Maroni. "Vorrei un faccia a faccia con lui per vedere se ha il coraggio di dire quelle cose guardandomi negli occhi".
"Chiedo risposta - ha spiegato il ministro - anche a nome dei milioni di leghisti che si sono sentiti indignati dalle insinuazioni gravissime di Saviano e quindi auspico che mi venga concesso lo stesso palcoscenico per replicare ad accuse così infamanti che devono essere smentite".
"Non c'è neanche bisogno - ha proseguito Maroni - di replicare ora nel merito, ma chi ha sentito ieri sera Saviano parlare senza contraddittorio potrebbe essere indotto a pensare che in quelle parole c'è qualcosa di vero e siccome non è così voglio poter replicare a quelle stupidaggini".
Lui, ha detto ancora il titolare del Viminale, "mi ha definito uno tra i migliori ministri nella lotta alla mafia e ora vorrei che ripetesse le accuse di ieri guardandomi negli occhi: è facile lanciare il sasso senza il contraddittorio". Se l'invito della Rai non arriverà, ha sottolineato, "sarà dimostrata a tutti che quella è una trasmissione contro la Lega e che la democrazia è un optional. Chiunque ha diritto di replicare, altrimenti vuol dire che siamo tornati al tribunale della Santa Inquisizione. Non credo - ha aggiunto - che alla Rai si sia arrivati a questo punto, ma non mi stupirei di nulla. Attendo risposta".
A Maroni risponde l'Idv: "Nessuno tocchi Saviano", dice Leoluca Orlando. "Dal ministro arriva un'intollerabile intimidazione ad uno scrittore che vive sotto scorta per la sua denuncia coraggiosa di tutte le mafie. Il ministro dell'Interno, invece di reagire in maniera scomposta, faccia pulizia all'interno del suo partito e cacci i disonesti". Orlando conclude: "Per la carica che ricopre avrebbe l'obbligo morale di elogiare chi predica l'onesta e lotta contro la criminalità". E Donadi, presidente del gruppo Idv alla Camera, aggiunge che le accuse di Maroni sono un favore alle cosche. "Un ministro dell'Interno non può permettersi di legittimare, con le sue parole, il clima di omertà sugli affari delle mafie al Nord e sulle collusioni tra criminalità e politica".
<b>vabbè, la Lega non avrà rapporti con l'ndrangheta, ma un politico della Lega eletto in regione Lombardia, aveva contatti con un boss della ‘ndrangheta lombarda.
Quindi, Maroni, piu' che incazzarsi con Saviano, dovrebbe incazzarsi con i resposabile della Lega in lombardia</b>
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[QUOTE=max_padanolibero,16/11/2010, 22:48]
sono tutte balle
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[QUOTE=CiaoSilvia,16/11/2010, 22:55]
[QUOTE=max_padanolibero,16/11/2010, 22:48 ?t=52161221#entry426994933]
sono tutte balle
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<i>Il borsino della ‘ndrangheta tra voti, Lega e sanità</i>
Politica e affari. Ora anche sanità. Il borsino della ‘ndrangheta in Lombardia cresce. E ai già consolidati legami politici se ne aggiungono di nuovi. Quello della Lega nord è tra questi. Un brutto inciampo per Bobo Maroni, ministro padano che da mesi declama i successi del governo in fatto di lotta alla mafia. Lui guarda lontano e non si accorge come dentro al suo partito qualcuno ha già stretto amicize con i boss che a Milano continuano a comandare anche dopo il maxi blitz del 13 luglio: 300 arresti tra Calabria e Lombardia. La pietra dello scandalo si chiama Angelo Ciocca, in politica dal 1996. Alle ultime regionali ha sbancato la sua circoscrizione pavese. Quasi 19mila preferenze per arrivare in Regione. Una parabola esemplare se non fosse per i suoi rapporti con Giuseppe Neri, boss della ‘ndrangheta lombarda, ma anche avvocato, massone e amico di Carlo Antonio Chiriaco, presidente dell’Asl di Pavia e ras della sanità pubblica. Entrambi sono finiti in carcere a luglio. Il tutto è annotato nella richiesta di custodia cautelare firmata dai magistrati del pool antimafia di Milano. Ciocca, va detto, non risulta indagato. Qui, però, non è in gioco la responsabilità penale, ma quella politica. I rapporti con l’uomo delle cosche iniziano nel giugno 2009, quando “Neri – annotano i magistrati – ha assoluta necessità di far eleggere alle consultazioni elettorali di Pavia un proprio uomo, Rocco Del Prete, e a tal fine si rivolge a Ciocca”. E che Del Prete sia persona vicina alla cosca non vi è dubbio. Sarà lui, infatti, a incontrare Giancarlo Abelli, deputato azzurro e fedelissimo di Berlusconi, per proporgli il piano politico del comitato d’affari messo in piedi dalla mafia calabrese.
Sulle comunali c’è però un problema: la Lega non vuole Del Prete. Neri, dunque, spinge su Ciocca perché faccia pressioni sul partito. La cosa sta molto a cuore al capobastone. Per questo manda suoi emissari a parlare con l’uomo del Carroccio. “Mi ha detto – riferisce l’amico del boss dopo aver incontrato Ciocca -: non ti preoccupare che adesso noi rompiamo le palle ancora”. Neri è contento. “Se Angelo Ciocca vi dice in quel modo io non ho motivo di dubitare che loro romperanno le palle”. E del resto il capo della ‘ndrangheta pavese con l’enfant prodige padano ha interessi comuni “avendolo coinvolto – scrivono i pm – in belle operazioni immobiliari”, tanto da volergli dare “a basso prezzo l’appartamentino di Medigliani”, a Pavia. Luogo dove, dopo Neri e Ciocca si incontrano di persona. All’appuntamento, però, si presentano anche i carabinieri che riprendono tutto.
Gli incroci tra Lega e ‘ndrangheta non riguardano però solo Ciocca. Due gli obiettivi sotto la lente della procura. Il primo è l’ospedale S. Paolo di Milano. Qui da sempre le nomine vengono proposte dai colonnelli leghisti e approvate formalmente da Formigoni. Al S. Paolo, nel luglio scorso, si è suicidato Pasquale Libri, calabrese, dirigente nel settore appalti, indagato dalla Dda. Il secondo è il Pio Albergo Trivulzio dove avrebbe lavorato un’impresa legata alle cosche reggine grazie alla mediazione di un politico del Carroccio.
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