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    Non è il paese che sognavo. Le riflessioni di Ciampi ad Alberto Orioli

    CiaoSilvia
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    Non è il paese che sognavo. Le riflessioni di Ciampi ad Alberto Orioli Empty Non è il paese che sognavo. Le riflessioni di Ciampi ad Alberto Orioli

    Messaggio  CiaoSilvia Mer Nov 17, 2010 1:32 am

    http://ciaosilvia.forumfree.it/?t=52112510


    [QUOTE=fan000,14/11/2010, 16:46]
    <b>Non è il paese che sognavo. Le riflessioni di Ciampi ad Alberto Orioli</b>

    Nell'agosto 1945 Alcide De Gasperi tenne un discorso al Consiglio nazionale della Dc in cui ricordò che, a soli quattro mesi dalla fine della guerra di Liberazione, gli italiani si mostravano «stanchi dei partiti», in preda a una «atarassia dilagante». Negli stessi mesi un protagonista della lotta partigiana come Emilio Lussu notava amareggiato che il «"partito del malcontento" in Italia era sempre esistito sin dai tempi "di Pasquino e Marforio"», e «si sarebbe potuto chiamare movimento o partito "piove, governo ladro!"».


    Da allora sono trascorsi oltre sessant'anni e oggi molti guardano a quel passato ormai lontano con un sentimento di nostalgia troppo spesso acritico che induce a contrapporre meccanicamente l'età dell'oro della partecipazione e della rappresentanza all'età bronzea dei tempi attuali, caratterizzati dalla disaffezione politica e dalla perdita di autorevolezza dei partiti. Per sfuggire i rischi insiti in ogni processo di idealizzazione, l'altra faccia della rimozione, è utile leggere le memorie dei protagonisti di quella stagione che hanno il merito di restituire le difficoltà di un percorso compiuto e le sfide affrontate per assorbire la mala pianta del qualunquismo e dell'antipolitica. Due costanti antiche e profonde della storia nazionale, alimentate dal regime fascista e incrostatesi nel corso della crisi degli anni Settanta, che si immaginano sempre nuove e inarrestabili quando è la politica stessa a scegliere di cavalcarle per intima debolezza o esibita furbizia.

    A questo proposito, il nuovo libro del presidente emerito della Repubblica italiana Carlo Azeglio Ciampi Non è il paese che sognavo. Taccuino laico per i 150 anni dell'Unità d'Italia fa perfettamente al caso nostro. Il volume, risultato di un colloquio appassionato con il vicedirettore del Sole 24 Ore, Alberto Orioli, non è una tradizionale intervista biografica, ma un viaggio attraverso i simboli, le sfide, le speranze, le delusioni, le malinconie, i bilanci, i luoghi del cuore dell'Italia; un dono di riflessione e di sapienza che Ciampi offre ai suoi lettori in occasione dell'anniversario dell'unità nazionale, alla vigilia dei suoi novant'anni. Ma qual è l'idea di Italia che promana da queste pagine? È l'Italia del Risorgimento e della Resistenza, quella della ricostruzione e dell'aggancio all'euro, uno straordinario paese crocevia di culture, di popoli e di lingue, capace di raggiungere l'unità politica grazie alla sfida di un manipolo di sognatori che decisero di farsi patrioti, rischiando la prigione, l'esilio e la vita. E poi, proprio come fece Ciampi durante la lotta di liberazione, scelsero di difendere, dopo l'8 settembre 1943, l'onore della nazione ferita e tagliata in due: non fu dunque quella data la «morte della patria», ma «il compleanno» della nuova Italia. Lo spirito di Ciampi è imbevuto soprattutto della cultura repubblicana di Mazzini e della sua idea volontaria di patria che «non è un aggregato, è un'associazione», ma il protagonista che più ammira sul piano storico è Cavour «l'unico uomo davvero europeo del Risorgimento», non astratto riformatore, ma in grado di intuire «il limite e le condizioni» dell'agire politico come nessun altro.

    Il sentimento per le radici patrie si trasfigura in quello per l'Europa che viene: perché Ciampi sostiene da sempre che non «c'è contraddizione alcuna fra amore della propria città e regione, amore di Patria, amore d'Europa. Io amo, insieme, la mia Livorno, la Toscana, l'Italia, l'Europa». Concetti chiari che lasciano trasparire un unico grande assillo, di là dalle divisioni politiche contingenti: quello di battere le spinte separatiste che vogliono disgregare l'unità nazionale perché nella sua idea di patria ci sono «le radici dell'Europa unita e quelle del federalismo solidale, non secessionista», secondo l'insegnamento di Cattaneo. Dentro questo orizzonte di valori si iscrive la battaglia politica di Ciampi per la moneta unica europea: un traguardo raggiunto dall'Italia, vincendo la diffidenza e lo scetticismo dei principali paesi del continente e l'opposizione di forze interne come la Lega, grazie a uno straordinario gioco di squadra tra uomini, partiti e istituzioni che ebbe le sue premesse nella «concertazione» del 1993 varata da Ciampi nel ricordo di Ezio Tarantelli. Per gli uomini della sua generazione l'euro è stato un simbolo di unità scritto sul sangue delle guerre e dei totalitarismi del Novecento europeo: un obiettivo impensabile, eppure conseguito, dopo secoli di conflitti in cui i giovani del continente si sono uccisi fra loro senza pietà. Il momento simbolo di questo passaggio storico è stato quando Helmut Kohl, come Ciampi rivela per la prima volta, prese la decisione repentina di equiparare il cambio marco/dollaro tra l'est e l'ovest della Germania per non umiliare l'ex Ddr: «Il gesto politicamente più rilevante della fine del secolo scorso».

    Non è il paese che sognavo recita il titolo del libro con una punta di inevitabile malinconia, che però ha il merito di indicare ai suoi lettori le sfide che si hanno davanti. Fra tutte, quella di riqualificare la politica e di difendere l'unità nazionale nella democrazia, due traguardi più vicini se si guarda all'esempio di Ciampi, un italiano per bene, un italiano d'Europa.

    <b>IL LIBRO</b>
    Ventidue capitoli e un inedito finale di Carlo Azeglio Ciampi (che pubblichiamo qui a fianco): così si articola il libro-colloquio di Alberto Orioli, vicedirettore de Il Sole 24 Ore con il presidente emerito. Risorgimento, Resistenza, Costituente, settennato al Quirinale sono i grandi momenti di ricostruzione della storia italiana: uno sguardo al passato per capire e poter affrontare le sfide del presente. Nel libro, Ciampi affronta a viso aperto i traguardi raggiunti e le questioni irrisolte.Ma ciò che «torna sempre – scrive Orioli nell'«Introduzione» – è l'attualità dell'idea risorgimentale di Patria. Sia che si parli della cultura e della passione civile e artistica di un Renato Guttuso, sia che si analizzi il sistema formativo con il canone mazziniano, sia che si tratti di leggere la riduzione dello spread sui titoli pubblici come prosecuzione ideale dell'azione di Quintino Sella o la questione femminile come storia di un progresso sociale e di riscatto, da Anita Garibaldi a Nilde Jotti».
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    [QUOTE=TullioConforti,15/11/2010, 12:25]
    Ciampi co responsabile della svalutazione della lira, e delle svendite di stato, non e' il paese che sognava? Poteva evitare di fare cio che ha fatto, se lo voleva diverso.
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